sabato 9 febbraio 2019

Repubblica Italiana - 100.000 lire “Caravaggio”


100.000 lire “Caravaggio”, 1° Tipo

La terza banconota, Tipo 1983 (in circolazione dal 20 giugno 1984) reca sul recto la raffigurazione di Michelangelo Merisi detto il “Caravaggio” da un disegno di Ottavio Leoni custodito nella biblioteca Marcellinara di Firenze. Nel centro della banconota ed alle spalle dell’immagine del pittore vi è un suo dipinto celebre: la "Buona ventura"[1], custodito al Louvre di Parigi.



Di questo biglietto furono autorizzati 1.559.600.000. Il disegno è di G. Savini (SAVINI INV.) ed incisioni di Trento Cionini (CIONINI INC.) per il recto e G. Capponi per il verso il biglietto. Lo stesso fu stampato su carta leggermente colorata ad impasto speciale filigranata e con filo metallico di sicurezza. La stampa venne eseguita con il sistema letter-set e calcografia presso l’officina della Banca d’Italia. Il Decreto Ministeriale del 23 febbraio 1971 determinò le caratteristiche del contrassegno. Con questo decreto si stabiliva che il contrassegno sul recto fosse rappresentato da uno stemma circolare con figura del Leone di S. Marco volto a sinistra appoggiato sui tre stemmi delle altre repubbliche marinare: Genova, Amalfi e Pisa. 




Nel verso troviamo nella sinistra particolari del dipinto “Canestro di frutta”[2] custodito nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Nome del biglietto:
CARAVAGGIO - 1° TIPO
Termine ufficiale del biglietto:
100.000 lire tipo 1983
Corso legale sino al 28/02/2002
Bozzetto:
Guglielmo Savini
Incisore:
Trento Cionini (recto), Giorgio Capponi (verso)
Dimensioni in mm: 
156 X 70
Tecniche di stampa:
Stampata in calcografia e in letter-set
Carta: 
Filigranata, lievemente colorata, di impasto speciale, ad alte caratteristiche. Fibrille e filo di sicurezza in verticale
Filigrana:
Testa di Caravaggio e monogramma
Officina: 
Officine della Banca d'Italia di Roma
Tiratura: 
280.000.000 (ogni serie è composta da 700.000 pezzi
Contrassegno di Stato:
Stemmi delle Repubbliche Marinare
Firme:
Ciampi, Speziali
Decreto delle caratteristiche: 
D.M. 01/09/1983 (G.U. 01/06/1984, N. 150)
Decreti di emissione:
06/03/1992
Serie:
FE 243963 L

G.U. 01/06/1984, N. 150

Il fenomeno inflazionistico continuò ad aumentare negli anni Ottanta, raggiungendo un tasso del 20%. La somma di 100.000 lire del 1983 equivaleva in potere d’acquisto a quella di 15.000 lire del 1967. Il governo di Bettino Craxi e del ministro del Tesoro Giovanni Goria decise quindi di rinnovare tutte le banconote circolanti nel paese. Serie speciali sostitutive venivano usate per sostituire i valori che durante la lavorazione risultavano avere difetti di fabbricazione quindi scartate e distrutte prima della distribuzione. In tutto e per tutto uguali alla serie ordinarie venivano impiegate per colmare i vuoti nelle mazzette. Oggi rivestono un maggiore interesse numismatico a causa della bassa tiratura e della difficile reperibilità. 

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100.000 lire “Caravaggio”, 2° Tipo 



La quarta banconota, Tipo 1994, è molto simile alla precedente, vengono introdotti solamente dei particolari e un altro filo metallico di sicurezza, per limitare la contraffazione.



Nome del biglietto:
CARAVAGGIO - 2° TIPO
Termine ufficiale del biglietto:
100.000 lire tipo 1994
Corso legale sino al 28/02/2002
Bozzetto:
Guglielmo Savini
Incisore:
Trento Cionini (recto), Giorgio Capponi (verso)
Dimensioni in mm: 
156 X 70
Tecniche di stampa:
Stampata in calcografia e in letter-set
Carta: 
Filigranata, lievemente colorata, di impasto speciale, ad alte caratteristiche. Fibrille e filo di sicurezza in verticale
Filigrana:
Testa di Caravaggio e monogramma
Officina: 
Officine della Banca d'Italia di Roma
Tiratura: 
320.000.000
Contrassegno di Stato:
Stemmi delle Repubbliche Marinare
Firme:
Fazio, Amici
Decreto delle caratteristiche: 
D. M. del Tesoro 06/05/1994 (G.U. 23/11/1994, 274)
Decreti di emissione:
12/05/1994
Serie:
AA 55037 U

G.U. 23/11/1994, 274






[1] La “Buona ventura” è un dipinto a olio su tela (115x150 cm) realizzato tra il 1593 ed il 1594 dal Caravaggio. È conservato nella Pinacoteca Capitolina di Roma. Venne dipinto presumibilmente quando Caravaggio frequentava la bottega del Cavalier d'Arpino, a Roma, cioè fra il 1593 e 1594; infatti, la radiografia del 1977 ha mostrato, sotto lo strato della pittura un dipinto del Cavalier d'Arpino per la chiesa di S. Maria in Vallicella, “L'incoronazione della Vergine”. Il primo acquirente fu il cardinale Francesco Maria del Monte. Gli eredi del Monte lo vendettero a Pio Savoia nella cui collezione si trovava quando, nel 1750, su indicazione di papa Benedetto XIV che voleva acquistare quadri per i Musei Capitolini, venne fatto stimare dal cardinale Silvio Valenti Gonzaga. Il soggetto è una zingara che, mentre legge la mano al cavaliere, gli ruba l'anello che porta a un dito. La tradizione vuole che Caravaggio avesse scelto per modella una vera zingara che vide passare davanti al suo studio e come riporta il Bellori "e condottala all’albergo la ritrasse in atto di predire l’avventure". Si tratta di una scena di vita quotidiana, tipica nelle vie del centro di Roma. La giovane gitana è graziosa e spregiudicata: la camicetta ricamata e il turbante avvolto intorno alla testa le danno un'aria fresca e leggermente esotica. Il sorriso con cui attrae l'attenzione del ragazzotto è un gioiello di sottigliezza psicologica. Il volto grassoccio del ragazzo garbato rispecchia perfettamente la sua disarmante ingenuità: anche la piuma che spiove dal suo cappello, sembra accrescere la mollezza del carattere. Gli orli sporchi delle unghie sono un dettaglio che comparirà più volte nei personaggi popolari del Caravaggio. Il dipinto può essere letto anche in chiave moralistica con riferimento alla Parabola del Figliol Prodigo (Lc. XV, 11-12) e dunque come un ammonimento nel non riporre fiducia nei falsi adulatori e in coloro che vogliono indurre al peccato. Il dipinto ebbe largo successo e fu imitato da molti caravaggeschi come Vouet, Manfredi, Louis Finson.

[2] La canestra di frutta (nota anche con il nome antico di Fiscella) è un dipinto a olio su tela di 47 cm di altezza e 62 di lunghezza realizzato tra il 1594 e il 1598 (gli storici dell'arte non sono concordi riguardo alla data precisa) dal pittore italiano Caravaggio (1571-1610). È oggi conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano. "Un quadro di lunghezza di un braccio, et di tre quarti all'incirca di altezza, dove in campo bianco è dipinto un Canestro di frutti parte ne rami con lor foglie, et parte spiccati da essi/fra questi vi sono due grappoli di uva, uno di bianca, et / l'altro di nera, fichi, mele, et altri di mano di Michele/Agnolo da Caravaggio" (Codicillo del 17 Settembre 1607 – Collezione privata del Cardinale Federico Borromeo).



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