sabato 2 febbraio 2019

Repubblica Italiana - 1.000 lire GRANDE “M” (B.I.) “Barbetti modificata”


1.000 lire GRANDE “M” (B.I.)
“Barbetti modificata”

Anche per le banconote da 1.000 lire, viene emessa una variante del tipo "Barbetti modificato", con lo stesso disegno di quella del 1897 ma utilizzando più tonalità di colori; con le dimensioni di 244x147 mm è la più grande cartamoneta italiana, tanto da guadagnarsi il nomignolo di “lenzuolo”, dichiarate fuori corso nel 1953. 
La banconota presenta al recto una grande cornice rettangolare interamente decorata a grottesche (dipinti e decorazioni molto popolari nel Cinquecento), con in alto al centro, lo stemma dei Savoia con manto, corona e collare dell’Annunziata. Nel campo, a sinistra, una grande M: le quattro aste che formano questa lettera adornate di foglie e di rosoncini, ai lati sono raffigurati due puttini e, al centro, una figura femminile ad ali spiegate.

1946 - 1.000 lire "Barbetti modificata" recto (immagine tratta dal web)
Al verso tre raffigurazioni allegoriche:
Il Credito (in alto al centro), un uomo dalla lunga barba che sorregge una cornucopia ricolma di monete, sulla quale è appollaiata una civetta, con accanto una pecora;
L’Industria (a sinistra), una donna in veste succinta con ruota e tridente alato, accanto due piccole cornucopie riboccanti di foglie e fiori;
Il Commercio (a destra), un giovane tunicato in piedi con petaso alato, caduceo e accanto un cervo. Si tratta della riproduzione di un'opera marmorea che, un tempo, decorava la facciata di Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia.


1946 - 1.000 lire "Barbetti modificata" verso (immagine tratta dal web)

“Se potessi avere mille lire al mese,
senza esagerare, sarei certo di trovare
tutta la felicità!
Un modesto impiego, io non ho pretese,
voglio lavorare per poter alfin trovare
tutta la tranquillità!
Una casettina in periferia, una mogliettina
giovane e carina, tale e quale come te.
Se potessi avere mille lire al mese,
farei tante spese, comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu!”


Se potessi avere mille lire al mese” era un canzone cantata da Umberto Melnati nel film omonimo (con Alida Valli) del 1939. La banconota aveva conosciuto tra il 1900 e il 1914 un periodo di straordinario splendore.
Allora chi guadagnava tremila lire all'anno era considerato ricco, era cioè un “un buon partito”. Giusto per fare qualche esempio: un medico generico guadagnava poco più di cento lire al mese; un maestro o un insegnante guadagnava dalle 50 alle 55 lire mensili. Nel 1914, prima della grande guerra, con mille lire si poteva comprare una carrozza, mentre nel 1920, dopo un forte svalutazione che andava dal 42% (durante la guerra) al dell’82% (dopo la guerra) si poteva acquistare appena una bicicletta che comunque allora era un genere di lusso.
Quando uscì il film “Mille lire al mese”, il pane costava 1,60 lire il chilo, 2 lire il riso, 50 centesimi le patate (sempre un chilo), le uova 4 centesimi l’una; un cappotto da donna, comune, 475 lire; il primo elettrodomestico, un ferro da stiro elettrico dalle 40 alle 60 lire.
La banconota fu disegnata dal senese Rinaldo Barbetti. Quest’ultimo fu il creatore dei biglietti da 50, 100 e 500 lire emessi tutti dalla Banca d’Italia. Egli nacque a Siena nel 1830 da una famiglia di artigiani intagliatori del legno, Barbetti si trasferì poi a Firenze, dove esercitò la professione di orafo. Negli anni di Firenze “capitale d’Italia”, fu chiamato a realizzare anche le decorazione del mobilio dell’ufficio del presidente della Camera dei Deputati e, successivamente, a realizzare i disegni dei primi biglietti della Banca d’Italia, sui quali compare la sua firma “RIN. BARBETTI INV. e DIS.”
Il biglietto da mille lire è andato in pensione nel giugno del 1953, dopo quasi 60 anni di onorata carriera (la prima emissione è del 1896), un po’ decaduto ma che manteneva ancora il suo prestigio ed un grande impatto emotivo.



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